Ero in piazza a Napoli e vi racconto cosa ho visto | Potere al Popolo

Hits: 231

C’è chi parla di fatti standosene seduti in redazione o facendo i passacarte di chi ti spiega come vedere e pensare ciò che ti ci circonda.. e c’è chi si immerge nella realtà e per lo meno ti racconta quello che ha visto cercando di non tirare conclusioni perché non è il luogo adatto per questo genere di cose. Ma ne parliamo se volete.

Sorgente: Ero in piazza a Napoli e vi racconto cosa ho visto | Potere al Popolo

Capolavori della politica italiana

Capolavori della politica italiana

Hits: 75

Lo dicevo da anni, da quando in Italia iniziarono le privatizzazioni. E ora l’ennesimo capolavoro della politica italiana e degli italiani.

Uno direbbe: sono stanco di avere ragione.
No, io vorrei essere solo incosciente e miope, però poi se ripenso alle mie discussioni con persone che conosco non posso dire che siano incoscienti… magari miopi, però dovrei riconoscere un certo grado di incoscienza e di inesperienza con le dinamiche della politica e degli italiani.

Per cui penso proprio che se fossi come dicevo alla fine ci starei male ugualmente, cosa che non accade minimamente ai paladini di questo o di quel “nuovo messia” che esce fuori quando i tempi e gli italiani sono pronti e ben lubrificati (però secondo me apprezzano anche il bondage politico).

Ho pubblicato questo breve intervento di Giorgio Cremaschi perché in fondo dice le stesse cose che affermo.
E se da un lato è spiacevole dover leggere quello che con la moda del momento doveva essere un’Italia distopica divenuta realtà, dall’altro ho la magra consolazione di credere di avere ancora la mente analitica abbastanza attenta e non addormentata.

Chiuso con l’autoerotismo intellettuale, c’è appunto da chiedersi quale sarà la prossima mossa. Lo abbiamo saputo subito: il PD vuole una legge elettorale che porti lo sbarramento al 5% con il “diritto di tribuna”, un astuto escamotage che giustifica la chiusura a tutte quelle voci che non volendosi rassegnare a smettere di votare pensano di poter eleggere qualcuno che li rappresenti.

E in Italia fatti un po’ di conti, tenuto presente chi è proprio refrattario a qualsiasi impegno politico, questo 4,99% rappresenterebbe in realtà un buon 20-25% del corpo elettorale.

E’ un problema? Per loro no, perché meno giocatori ci sono più è probabile incassare il jackpot in mezzo alla tavola.


Non interessa al PD, il quale se dovesse veder perdere i propri consensi cambierebbe nome e si approverebbe uno statuto ancor più neoliberista (se possibile).

Non interessa la Destra tutta, da sempre votata alla limitazione di quelle libertà il cui nome ficca dappertutto senza dire che si tratta dell’antica democrazia censitaria.

E’ un problema del singolo parlamentare ? No, come è successo anche dalle mie parti basta cambiare casacca e farsi presentare dal partito che in quel momento va più forte degli altri: stessa persona, diverso simbolo.
La libertà di Guzzantiana memoria “facciamo un po’ come cazzo di pare”.

Allora se è tutto così scontato, così immodificabilmente e irrimediabilmente rovinato, perché non arrendersi come tanti ?

Ebbene, primo perché in questo mondo, volente o nolente, ci vivo ancora e come la maggior parte di noi ne subisco gli effetti.
Secondo perché non riesco a spegnare la mente e il senso critico. Non ho un interruttore che ripongo nel cassetto chiuso a chiave per poter dire: ma sì, che me ne frega ? Cerco di stare meglio che posso, fanculo tutti.

Oppure dico a tutti che non mi interesso di politica quando mi devo mettere in difesa per poi gridare a squarciagola MUORI ! CHI TI PAGA ?? MAAALOOOX, o adoperare gli evergreen “immigrati”, “scie chimiche”, “massoneria”, “Euro e Lira” o i benaltristi “E ALLORA” e via con fiumi di Bibbiano, marò e via dicendo.

Immagino già qualcuno che ghignerà appellandomi come poveretto.. lui, l’amima generosa e bella soffre quando magari non dovrei averne motivo per qualche oscura ragione che naturalmente conosce solo lui se ne ha una (sottintendendo che magari sono il solito radical chic e dimostrando ancora una volta di non sapere nemmeno di cosa parla).

Perché poi di fronte al macello di questa società, è sufficiente lamentarsi senza mai farsi una domanda alla seria ricerca di una risposta. Che poi perché devi cercare qualcosa quando le risposte ti arrivano proprio da coloro che dici di criticare ?

Come in quella vecchia vignetta di Andy Kapp dove una giovane ragazza che non sapeva come riconoscere l’uomo giusto chiedeva lumi a Flo, moglie di Andy: “è stato semplice, me l’ha detto lui!”

Delitti, castighi e la gogna social.

Delitti, castighi e la gogna social.

Hits: 110

Non so se sia come quando cade un aereo e poi per un buon mese ne cadono altri come mosche in autunno, ma questo che stiamo vivendo sembra un periodo, leggendo i giornali, in cui tanti ragazzi muoiono per le botte rimediate da esseri che sembrano tutto fuorché umani.
Eppure entrambi sono esseri umani. E no, non voglio fare un discorso “buonista” come spesso si viene accusati proprio da coloro che quella violenza la dispensano o vorrebbero dispensarla a piene mani.

Guardavo le foto dei protagonisti di questo delitto.
Della vittima, un ragazzo di 21 anni, le puoi trovare negli articoli che ne parlano, parole struggenti della mamma e degli amici. Un bruttissimo episodio come se ne leggono oramai troppo spesso.
Ma la mia curiosità, forse come per molte altre persone mi ha spinto a cercare i colpevoli.
Di questi a parte una foto presa dai profili FB, si trova poco tranne per uno di essi che o per dimenticanza o per spavalderia a oltranza, ha pubblicato un video “divertente” anche dopo il fatto e ha lasciato il proprio profilo aperto persino ai commenti degli estranei.

Sono rimasto colpito dalle foto di uno di quegli assassini.
Le immagini sulla sua home page mostrano il tipico cultore del proprio corpo, tutto muscoli, le pose tipiche, lo sguardo truce e “consapevole” della propria prestanza fisica.

Repubblica ha messo anche sui tanti tatuaggi che rivestono quel corpo, tra le caratteristiche da evidenziare.
E’ la solita Repubblica, sempre più ricurva sui luoghi comuni che l’accomunano quasi a quei giornali che dovrebbero essere suoi antagonisti politici e invece lo sono solo per le vendite.

Scorrendo le foto del suo album, se si va abbastanza indietro nel tempo, si vedono le foto di quando era poco più che adolescente. Quando nei selfie provava le pose da duro, coi capelli alla moda, lo sguardo di quello che “ehi, state attenti voi…” ma forse allora ancora qualcuno che “voleva essere” e magari non era. Questo non lo so.
E’ la trasformazione che è impressionante e non solo nel corpo a quanto si è visto. E’ facile chiedersi come si possa diventare una persona che riesca a tenere separato ciò che fa dal rimorso che ne dovrebbe derivare.

Ma dopo questo, i miei occhi vanno sui post e gli inevitabili commenti di coloro che dopo la terribile notizia si son messi alla caccia del mostro.
Come si può immaginare la massa di insulti che si è riversata sul profilo incriminato non ha pari. Se il pomeriggio se ne contavano a poche centinaia, la sera tardi erano già quasi 4000 mentre il contatore continua a salire.
Le sue amicizie da oltre 3300 ovviamente sono diminuite. Tutte persone che per ripugnanza o per opportunità, immagino, hanno cancellato il suo nominativo dalla propria lista degli amici.

Non mi sento certo di condannare questi ultimi, ma.. rimango perplesso per coloro che arrivano a frotte per insultare.
Oltre alle manifestazioni di disgusto, appaiono gli auguri di morte, di stupro in prigione, le promesse di pari trattamento anche in gruppo. Persino da profili in cui la foto tutto ti fa pensare tranne che i proprietari siano davvero capaci di mettere in pratica il proposito scritto.
Il pensiero successivo è un sospetto: che molti dei commentatori si siano dimenticati della vittima e della sua vita finita anzitempo.
Il sospetto che anche in momenti come questi ad un male se ne aggiunga un altro è molto forte. Un male nato dalla frustrazione forse, magari dalla voglia di apparire, di partecipare in gruppo alla gogna “ché tanto chi mi vede lì in mezzo a tutti quei commenti ?”.

Arrivo, getto il sasso della lapidazione e poi me ne torno dietro a guardare gli altri e l’effetto che fa. Però in una realtà che mi fa sentire irraggiungibile.

Io magari sono troppo pesante nei miei ragionamenti, ma giuro che la cosa non mi mette affatto sicurezza. Non mi fa per niente pensare di stare in mezzo a persone che hanno terrore della violenza gratuita.
Tutt’altro.
E’ un po’ il solito discorso che si fa sui Social Network e sulla loro effettiva utilità e pericolo potenziale per l’anima di una comunità che oramai è grande come il nostro pianeta.

In pratica credo che poco sia cambiato da quando si andava in piazza perché il carretto arrivava con la persona pronta per il patibolo.
E si badi bene, non nutro alcuna simpatia né comprensione verso quei ragazzi che hanno ammazzato uno più giovane e indifeso di loro.
Rappresentano ciò che ho sempre aborrito fin da ragazzo e avrei motivi di rivalsa io stesso verso personaggi come questi.

Eppure la strada davanti a noi non mi pare affatto illuminata.

La rabbia e la vaselina

La rabbia e la vaselina

Hits: 73

Un cavallo di Troia

A chi pensa che il cosiddetto CentroSinistra sia un’altra cosa dal cosiddetto CentroDestra. Leggi sulle pensioni, sul lavoro, sul fisco, grandi opere, privatizzazioni, legge costituzionale in senso restrittivo della democrazia… Perché arrabattarsi a far approvare tutto quanto dalla Destra quando puoi avere l’altra parte del Parlamento, la cosiddetta Sinistra, (addirittura i comunisti per altri*) che possono fare tutto il lavoro al posto tuo ?

La favola della scelta

In fondo questi qua sono d’accordo tra loro sul 90% delle cose perché la maggior parte di essi ha avuto l’appoggio delle stesse lobbies che vogliono fondamentalmente le stesse cose ma che per motivi pratici cavalcano un cavallo oppure l’altro soprattutto se la puzza di vittoria di quale cavallo possa vincere non è molto chiara. Se sei abbastanza bravo le cavalcano tutte e due, in fondo le campagne elettorali costano e loro lo sanno bene.  Non si sa mai…

Dove sta il segreto ?

E’ sempre quello: le elezioni così come abbiamo accettato di farle e che chiamiamo ignorantemente democratiche e il voto utile grazie a una legge elettorale che restringe il panorama delle scelte politiche (non dei partiti, attenzione!) .
Insomma lo specchietto per le allodole per farci credere di poter scegliere. Ma uno specchietto che reggiamo fieramente in mano.

Quelli di CentroDestra

La realtà, è vero, è sempre complessa, determinata dal proprio ambiente, la propria storia, le tante situazioni sia pregresse che attuali, dalla volontà di voler diventare qualcosa o qualcuno da influenze più o meno conscie.
Ma se dobbiamo semplificare un po’, di una cosa si può essere abbastanza sicuri: chi fondamentalmente è di destra, non voterà mai a sinistra. Il contrario invece accade spesso e lo vediamo oramai da qualche decennio.
Fondamentalmente per chi è di destra, l’evoluzione dell’economia in senso globale procede come vorrebbe. E a parte quel costante senso di persecuzione e di attacco al proprio benessere (anche chi non ce l’ha mai avuto, ma di solito questi si considerano miliardari in temporanea difficoltà finanziaria), è sempre il “particulare” che non lo soddisfa perché i benefici di tutto questo li vorrebbe a “casa sua” che poi stringi stringi significa praticamente per se stesso.
Chi vota a destra spesso sa dove tu, che eccepisci il suo credo, vuoi andare a parare. La cosa genera un’istantanea chiusura mentale a mò di strenua autodifesa.

Quelli di CentroSinistra

Se voti a sinistra (sinistra.. nemmeno il PD si dichiara di sinistra, ma tant’è…) invece, a parte che negli anni hai subìto una trasformazione ancor più veloce dell’invecchiamento del tuo corpo, ma ti sei mangiato il fegato a forza di dire a e stesso che sì, in fondo “se non voti per il PD (che è l’ultima incarnazione del trasformismo formale oltreché fattuale), facevi vincere Berlusconi (prima) e fai vincere Salvini/Meloni (ora)” .
E non rimane che ingoiare tutta la merda possibile perché la merda fatta dal “CentroSinistra” per un oscuro sortilegio è migliore di quella del “CentroDestra”. Come se ti dicessi: “sì, lo so è merda e puzza, come l’altra, ma un giorno si trasformerà… dobbiamo solo trovare la pietra filosofale”.

Poi la merda rimane merda e tu smetti di andare a votare oppure voti per la merda originale. Almeno non è tarocca e gli altri smetteranno di prenderti per il povero coglione illuso in cui ti sei trasformato.

Quando la merda ti piace

Quello che però in tutto questo l’elettore di CentroSinistra (non ce la faccio a ripetere di Sinistra) non ha notato è che ha avallato negli anni tutte quelle politiche, quelle leggi, quel modo di pensare tipico della destra liberista, xenofoba (ma solo fuori del feticcio UE) nazionalista e spesso sessista che la destra stessa non avrebbe mai sognato di poter far passare.
Difatti io li capisco quelli della Destra. Quando sono loro al governo, ogni volta che tentano qualche cancellazione di un diritto dei lavoratori, una grande opera (come non ricordare il ricorrente ponte sullo stretto?) una modifica alla Costituzione etc, si trovano sempre di traverso “la società civile” cavalcata dal PD e i Sindacati per quella volta uniti e d’accordo (quasi).

E’ frustrante eh! Perché poi la legislatura successiva, quando di solito si trovano all’opposizione, vedono il CentroSinistra riuscire a far approvare le stesse cose con il benestare di quegli stessi Sindacati che anche stavolta si trovano d’accordo (a parte quegli estremisti dell’USB ma tanto loro non li invitano mai al tavolo delle trattative con le aziende o con il Governo).
E con il benestare di quella “società civile” che con qualche mal di pancia, si trangugia l’ennesimo provvedimento peggiorativo delle sue condizioni.

Una vita fin troppo facile

Ovviamente la Destra dal canto suo non deve far altro che dare da mangiare ai propri canarini con la storia del Comunismo dilagante, della libertà sottratta, dell’URSS (di Stalin però parlano sempre meno dato che i propri accoliti, specie quelli borgatari, quando lo sentono nominare alzano un sopracciglio piacevolmente sorpresi).
Mentre per gli aspiranti intellettualoidi, già studenti della famosa Università della Strada, esistono i vari Fusaro che mettono qua e là qualche termine un po’ più complesso e magari anche incomprensibile (poi chiamano professoroni quelli che a sinistra tentano di farsi capire per superare la superficialità imperante) e che finiscono per legittimare (e lo sanno bene quel che fanno) una visione unificante del fascismo e della sua antitesi.
Perché hanno capito infine che quel che mancava al militante di Destra, era quella sensazione di essere di Destra ma anche per un motivo.

Il contrario di ciò che accade invece agli elettori di CentroSinistra che oramai non sanno nemmeno più perché lo fanno.

Voto utile a parte, ovviamente.

Alla fine suonò la sveglia.

Alla fine suonò la sveglia.

Hits: 76

Non ricordo l’anno, ma se dovessi ragionarci su, tenuto conto che il primo allargamento avvenne nel 1973, probabilmente stiamo parlando degli anni che vanno dal 1975 al 1977.

Io frequentavo ancora le elementari ma ricordo molto bene i manifesti appesi vicino alle cartine dell’Italia fisica e politica. Però se vuoi inculcare un’idea nella mente di qualcuno, cosa c’è di meglio di fargli interpretare visivamente quell’idea fissandola su di un bel “bristol” ?

Così la maestra ci chiese di rappresentare le bandiere dei paesi europei che allora facevano parte di quel patto che iniziò coi Trattati di Roma. Già bell’e pronte campeggiavano immagini di persone nei costumi tipici di quegli Stati che si impegnavano a vedersi come un sol popolo. Immagini femminili solitamente, un po’ come qui.

Chissà poi perché proprio immagini di donne. Magari per darti l’idea di un’Europa accogliente, mamma con noi bambini.

Ci impegnammo molto nei nostri piccoli lavoretti. Le parole della maestra, i colori delle bandiere, soprattutto quelle mi rimasero così impressi nella mente che quando ero a casa, le riproducevo e le ritagliavo nei fogli di carta disponendole una vicino all’altra. A volte facevo delle gare, come poi avrei fatto insieme ai miei amici con le figurine Panini di calcio.

Ci ho creduto molto. Ma io ho creduto all’immagine che mi vendettero allora: un’Europa di persone amiche che volevano incontrarsi, che volevano vivere in pace come fratelli.

Ero piccolo, lo so, ma avevo ben chiaro anche a 9-10 anni che il nostro passato era stato costellato di conflitti, di alleanze formate e rotte e poi riaggiustate in qualche modo.

Con quei nostri fratelli poco distanti, dietro quel muro, dove doveva aprirsi una porta, una finestra perché ci fidassimo gli uni degli altri.

Ci ho creduto molto.

Poi giunse il mattino e…

Fu un brutto risveglio.

Ci avevano fregato. Eravamo quei bambini ai quali si promette di comprare lo zucchero filato quando vai alla fiera e poi torni a casa a mani vuote con la solita scusa che “eh, te lo compreremo la prossima volta, su..”

Mi son sempre chiesto se i miei ex compagni di classe avessero memoria dei quei giorni di speranza. Se anche loro vivevano come me il sogno di sorrisi intorno a noi, di strette di mano, di bambini dei quali non riesci ad afferrare bene le parole ma capisci che in fondo volete la stessa cosa: giocare insieme.

Persino gli adulti vengono rappresentati quasi come se stessero giocando o comunque svolgendo un’attività ricreativa e divertente.
[magari sono io che non ne sono capace, ma non riesco a trovare sul web ulteriori immagini promozionali riferite alla costituzione e all’allargamento della Comunità Europea]

Qualcosa è andato storto

Qualcuno disse che a pensar male si fa peccato ma spesso si coglie nel segno e sappiamo tutti che i maestri del savoir vivre, ci insegnano che le opportunità devono essere colte al volo.

A voler essere benevoli, forse all’inizio questa Unione doveva essere qualcosa che potesse assomigliare alla proverbiale Arcadia dei classici, una zona che voleva mostrare al mondo che si poteva vivere in pace e in collaborazione senza stare troppo in Occidente d’Oltreoceano, ma senza ricorrere all’esperienza del collettivismo le cui istanze erano allora molto forti nella nostra società.

Certo è che da un iniziale entusiasmo in cui si poteva intravedere un futuro di cooperazione e di reale conoscenza tra le culture (chi non ricorda quella bella trasmissione che fu “Jeux sans frontières” anche se improntata sul piano ludico?) si è via via scivolati verso un economismo sempre più accentuato.

E’ vero, le premesse almeno nominalmente non potevano dare adito ad illusioni, del resto si chiamava Comunità ECONOMICA Europea ma come accade spesso quando vuoi imbonire qualcuno, devi mostrargli il lato con candeline scintillanti.

Solo che poi le candeline si spengono e resta in mano la cruda realtà. Ed è stata una realtà che si è rivolta come un treno direttissimo verso la contrazione di tutto ciò che di buono esisteva nelle nostre vite.

C.E.E. Contabilità Economica Europea

Così al posto delle persone, le uniche felicità divennero quelle di chi in tutto questo ebbe un beneficio economico senza i proverbiali lacciuoli così tanto odiati da una certa dottrina/ideologia economica.

La grande concentrazione, vuoi di merci che di danaro, han conosciuto negli anni un benessere che solo la nostra cecità può vedere in crisi da oltre dieci anni.

Non seguite le persone, non tutte almeno. Perché quelle hanno alterne fortune e solo poche (relativamente poche ma di solito le stesse) restano sempre in piedi.

Seguite il capitale.
E’ con quello che ci troviamo ogni giorno a combattere e non tanto per mantenere un tenore di vita che diventa sempre più assurdo, ma che va a intaccare anche solo i più elementari bisogni di sussistenza che va dalla cura della salute, all’istruzione alla portata di tutti, a servizi che non distruggano il nostro mondo, alla possibilità di nutrirsi con cibo sano e che non sia solo a buon mercato perché trattasi di spazzatura.

Lo vediamo in giorni come questi, in cui si deve decidere come destinare i soldi che tutti gli anni si accumulano nelle banche che fan capo alla UE (Unione Europea) per far fronte all’ulteriore crisi dovuta alla pandemia che sta attraversando ancora il pianeta.

La legge della savana

Tutti contro tutti, in un gioco di alleanze che van bene oggi e domani non più.
Nessuno che si fida di nessuno e forse han ragione dato che l’unica leva che ci spinge è l’interesse particolare.
Un interesse poi che non è mica di un paese, ma di chi in quel paese gestisce il potere politico e della finanza. Perché se andiamo a vedere poi, i bisogno miei di italiano lavoratore medio, non sono diversi dal mio corrispondente tedesco, spagnolo, francese greco o quel che sia.
Tutti noi vorremmo avere una vita tranquilla, dove lavorare, poter avere sulla tavola tutti i giorni ciò che serve, poterci curare quando occorre, poterci divertire nel tempo libero e soddisfare la propria crescita personale.

Ma a quanto pare queste cose vitali sono diventate un lusso che non ci possiamo più permettere.

E allora anziché esigere una vita tranquilla e degna di essere vissuta senza ricorrere all’eroismo anglosassone o al sacrificio cristiano, che in fondo essendo interesse della stragrande maggioranza dovrebbe riuscire anche facile da ottenere, nella nostra estrema capacità di zapparci i piedi, ascoltiamo coloro che ci spiegano che l’altro è nostro nemico, che vuole vivere agiatamente alle nostre spalle, che ci frena nella nostra innata capacità di risolvere qualsiasi problema da “razza eletta” quale siamo per vivere alle nostre spalle come una sanguisuga.

All’inizio erano gli immigrati, poi i nostri vicini europei oltrecortina dopo la caduta del muro, ora i nostri dirimpettai.

Tutti insieme ci circondano e noi circondiamo loro.
Cosa vogliono da noi ?
Vero è che chiunque sogna una vita migliore di quella che ha, ma mai nessuno che si chieda davvero cosa ha creato queste disparità, quei soldi che nessuno ha fatto sparire nel nulla o ha bruciato ma che esistono da qualche parte.

E anche in quel caso si tirano in ballo entità astratte o comunque accessiorie e funzionali come lo sono le banche che non sono che un luogo oramai nemmeno più fisico dato che la moneta sta diventando sempre più elettronica e sempre meno palpabile da poter decidere quanta ne vuoi davvero in tasca.

Ci serve un nemico e rendiamo visibile un fantoccio per nascondere il tizio sopra che muove i fili. Talmente abituati a guardarci la punta delle scarpe… chi ha più voglia di alzare la testa in alto ?

Non ricordo chi mi disse un giorno che negli Stati Uniti non esistono poveri, ma solo miliardari in temporanea difficoltà economica, però è evidente come anche noi ci siamo fatti trascinare in questo spirito di révanche, da vittoria mutilata, da attaccante trattenuto per la maglietta senza voler vedere che quel braccio che ti trattiene non è di chi sta in campo lì con te, ma ti sta guardando correre dalla tribuna d’onore.

E finiamo per diventarne complici noi stessi, sposandone l’ideologia, sennò poi come fa quel signore che si lamentava di tutto,  piagnucolando sulla condizione del lavoro, a decidere infine che se vuoi sopravvivere in questa vita/savana devi essere spietato ?

Le persone credono meglio di sentirsi degli eroi piuttosto che tirar giù i signori dalla tribuna.
Come prima

Come prima

Hits: 41

Da quando si sarebbe capito che la pandemia del coronavirus non sarebbe finita durante la canonica stagione come tutti gli anni, qualcuno ha avuto l’ardire di pensare che la paura di morire, l’infinita serie di problemi (molti dei quali hanno contribuito ad aumentare il numero dei morti), la solitudine forzata, la rottura di tutte le nostre routine quotidiane.. qualcosa sarebbe cambiato nell’animo umano. L’illusione, la stanca speranza senza nemmeno troppa convinzione però, che l’essere umano sarebbe inevitabilmente e definitivamente cambiato…. almeno per un po’.

Io non so se siano i famigerati colpi di coda, ma mi pare che almeno fino ad oggi, a virus in corsa, ognuno di noi forse (perché spero di sbagliarmi) è rimasto quello che era. Ha paura e come colui che ha paura per la propria vita a causa di qualcosa che non vede, tende ad affidarsi a ciò che non vede come se questa cosa cui si affida facesse parte dello stesso regno di provenienza del male.

Ma al di là dei discorsi immateriali, ho notato che il male di tanti non mette alcun freno all’ingordigia dei soliti. E per soliti mi riferisco a chiunque, di qualsiasi estrazione che, forse per una fede innata nel fatto che “fine del mondo o no” le cose continueranno, pensa ancora ad accumulare, a raggirare, a felicitarsi di far fesse quante più persone possibili.
Ognuno di essi nel proprio piccolo, a modo loro dice: chi se ne frega ? mors tua, vita mea.

Poi c’è chi non trovandosi nella possibilità di fare altrettanto, crepa dalla rabbia di vendetta, sperando nella punizione esemplare di coloro che in fondo sono solo loro miti irraggiungibili. O presunti tali. Magari avendo meno timore di quella punizione tanto invocata, magari per via di una morale mal sopportata e non abbastanza ricompensata, non trovano il coraggio o la giustificazione per fare allo stesso modo dei loro eroi.

Io non so se potrà mai esserci un cambiamento. Le persone per bene, o che conoscono ciò che è buono, se hanno la forza di resistere, resteranno quel che sono. Nella loro dimensione continueranno ad essere un valido esempio per chi vuol passare dalle parole ai fatti.
Anche alle parole e basta. Ché già anche nelle parole si vede il marciume che avvelena le nostre giornate.

C’è un’immagine per la quale FB è rappresentato da un paio di mani che versano del cibo sul piatto dell’ego. E’ riduttivo.
O meglio sempre di ego si tratta, anche nel riaffermare le proprie inemendabili convinzioni. Che poi il più delle volte sono convinzioni altrui. fatte proprie senza un briciolo di critica.

Ma ora che mi fermo un attimo a riflettere… capisco quanto io sia polemico.
Dopotutto è ciò che mi viene sbattuto in faccia tutte le volte che ho qualcosa da dire al di fuori del “mainstream sognante”. Quello dei giorni in cui tutto va bene e tutto è perfetto e bello.
E allora.. anche quello che ho scritto qui sopra… è meglio scriverlo qui, dove nessuno legge se non per puro incidente.
Che tanto non mi servono altre persone per spiegarmi quanto io sia sbagliato.

Gli altruisti sono antipatici. E la colpa è solo loro – Il Sole 24 ORE

Gli altruisti sono antipatici. E la colpa è solo loro – Il Sole 24 ORE

Hits: 59

Il titolo è un po’ fuorviante e non mi convince nella spiegazione relativa all’avversione verso i “troppo zelanti” i “troppo altruisti” come una sorta di condanna sociale e che possiamo trovare in quei luoghi dove certe ideologie si sono storicamente fatte maggiormente strada (guarda caso). Il fatto è, secondo me, che si può cercare di insegnare o anche caldamente consigliare (diciamo così) che certi modi di essere e fare debbano provenire un po’ da tutti e non solo da una sorta di “super eroi” dell’altruismo che automaticamente relega quella filosofia a quasi totale appannaggio di persone particolarmente volonterose e nessun altro. In una società che davvero pensa anche a chi non ce la fa, oltre ad eliminare quei fattori che determinano la discesa sociale, è più che giusto promuovere dei comportamenti che creino un solido e diffuso sostegno come regola da porsi collettivamente. E non lasciare solo l’iniziativa alla “bontà d’animo” del singolo. Un po’ come funziona la carità dove l’assistenza latita (non assistenzialismo sterile che alla fine assomiglia alla carità e spesso è indice di spreco di risorse soprattutto perché spesso assegnate in maniera arbitraria e per nulla funzionale).
In definitiva non dimentichiamo che è pur sempre IlSole24Ore.

di seguito l’articolo

In Italia, queste posizioni hanno acquistato, negli ultimi anni, una forza di persuasione notevole, fino al punto di condizionare spesso il dibattito pubblico e perfino l’azione politica

Sorgente: Gli altruisti sono antipatici. E la colpa è solo loro – Il Sole 24 ORE