Trapped

Hits: 45

Per i posteri

Stavo scorrendo delle fotografie in un social molto in voga.
Mi sono reso conto che, a parte la mia età non più tenera, in realtà io in questo mondo, in questo tempo, non ho proprio niente da offrire né da poter sperare di ricevere.

Non sono famoso (nemmeno lo sono stato per quei famosi 15 minuti),
non sono bello nemmeno da sembrare uno famoso,
non sono prestante fisicamente,
non sono biondo,
non ho gli occhi azzurri e nemmeno chiari ma scialbamente marroni,
non sono atletico,
non sono brillante,
non so dare sicurezza,
non so dare consigli da meme,
non so fingere di essere distaccato,
non so dare l’impressione di non aver bisogno di nessuno e quindi un duro,
non ho un lavoro figo (tutt’altro.. anzi forse è il posto giusto per quello che sono),
non sono abbastanza scaltro e ipocrita da ricorrere a scorciatoie per ottenere quello che voglio,
non so quasi mai dire di no e questo mi porta quasi sempre un dispiacere,
le mie idee sono sconvenienti e impopolari da sempre,
dopo di me scomparirà tutto di me e di questa mia insulsa presenza in questo mondo.
Forse quest’ultima cosa è l’unica nota positiva. Se qualcuno dovesse somigliarmi e vivere la vita come la vivo io, allora è meglio che si risparmi queste amarezze.

Sono stanco.
Davvero.
Non voglio aspettare di scivolare giù nel lavandino.
Non voglio la compassione di nessuno.
Non voglio più avere la sensazione di essere evitato o cercato solo quando servo.
Non voglio più avere la sensazione di essere un pericolo, un oggetto indesiderato, il passatempo di una sera.
Non voglio più avere una speranza che mi frega tutte le volte.
Basta illusioni, basta con questa mente che non si vuole spegnere, basta paura di perdere sempre e solo io. Perché alla fine è così ma almeno lasciare andare. Tutto.
Pensate pure che io mi pianga addosso o che voglia suscitare sentimenti benevoli nei miei confronti: è solo la prova finale che quel che dico è vero dato che in questo mondo, per questi uomini, per gli altri soprattutto, tertium non datur.

Ho vissuto momenti in cui forse ho sperato di fare parte di questo carrozzone e che avessi un senso anche solo per me, non come un mezzo ad uso e consumo di qualcos’altro o qualcun altro.
«Onen i-Estel Edain, ú-chebin estel anim»

Rimane l’amarezza. La sento fisicamente come qualcosa che mi goccia da dentro il petto. Un vuoto arido, asciutto, che a volte alcune gocce di pioggia inumidiscono ma che poi lasciano l’affanno del calore che ti soffoca.
Nuvole inarrivabili.
Come scrissi molti anni fa: “si può odiare così tanto il sole ?”.

Ascolta. Piove…

Ascolta. Piove…

Hits: 29

Non ricordo una vacanza prima di quella. Probabilmente dovrò abituarmi a non ricordarne tante altre che non ci saranno. Eppure quello della foto, fu una delle due occasioni in cui si partì da quel posto che mi parve anonimo e scialbo, per trascorrere una settimana in mezzo a monti che mi facevano da rifugio.

Lontano da una palude senz’acqua. Da una malsana abitudine senza scopo. Una parvenza di normalità, l’illusione forse di riscattare un passato che non ebbe alternative a quelle poco piacevoli dettate da una malattia che sarebbe tornata a tentare di soffocarmi.

Lo scrosciare delle acque davano la sensazione di lavare via tutto quel peso che in questi lunghi anni mi portavo dietro. Era persino poco assurdo immaginare di entrare tra i flutti senza sentire minimamente freddo.

Una piccola talpa impaurita cercava il modo di scendere dalla canaletta di legno e conquistare la sicurezza dell’erba folta e bagnata. Se solo avessi saputo che non ero un pericolo per te. Ti avrei persino aiutata. Ma in fondo se mi fossi dovuto mettere nei tuoi panni, come avrei potuto pensare che quella sagoma gigantesta mi avrebbe posata delicatamente a terra dopo avermi rivolto un tenero saluto ?

Vorrei tornarci se non altro per risentire quel rumore. E chissà se ti rivedrei più ?

Particolare dell’impianto idraulico di azionamento della segheria idraulica presso Canal San Bovo (TN). Ecomuseo del Vanoi.

Come prima

Come prima

Hits: 41

Da quando si sarebbe capito che la pandemia del coronavirus non sarebbe finita durante la canonica stagione come tutti gli anni, qualcuno ha avuto l’ardire di pensare che la paura di morire, l’infinita serie di problemi (molti dei quali hanno contribuito ad aumentare il numero dei morti), la solitudine forzata, la rottura di tutte le nostre routine quotidiane.. qualcosa sarebbe cambiato nell’animo umano. L’illusione, la stanca speranza senza nemmeno troppa convinzione però, che l’essere umano sarebbe inevitabilmente e definitivamente cambiato…. almeno per un po’.

Io non so se siano i famigerati colpi di coda, ma mi pare che almeno fino ad oggi, a virus in corsa, ognuno di noi forse (perché spero di sbagliarmi) è rimasto quello che era. Ha paura e come colui che ha paura per la propria vita a causa di qualcosa che non vede, tende ad affidarsi a ciò che non vede come se questa cosa cui si affida facesse parte dello stesso regno di provenienza del male.

Ma al di là dei discorsi immateriali, ho notato che il male di tanti non mette alcun freno all’ingordigia dei soliti. E per soliti mi riferisco a chiunque, di qualsiasi estrazione che, forse per una fede innata nel fatto che “fine del mondo o no” le cose continueranno, pensa ancora ad accumulare, a raggirare, a felicitarsi di far fesse quante più persone possibili.
Ognuno di essi nel proprio piccolo, a modo loro dice: chi se ne frega ? mors tua, vita mea.

Poi c’è chi non trovandosi nella possibilità di fare altrettanto, crepa dalla rabbia di vendetta, sperando nella punizione esemplare di coloro che in fondo sono solo loro miti irraggiungibili. O presunti tali. Magari avendo meno timore di quella punizione tanto invocata, magari per via di una morale mal sopportata e non abbastanza ricompensata, non trovano il coraggio o la giustificazione per fare allo stesso modo dei loro eroi.

Io non so se potrà mai esserci un cambiamento. Le persone per bene, o che conoscono ciò che è buono, se hanno la forza di resistere, resteranno quel che sono. Nella loro dimensione continueranno ad essere un valido esempio per chi vuol passare dalle parole ai fatti.
Anche alle parole e basta. Ché già anche nelle parole si vede il marciume che avvelena le nostre giornate.

C’è un’immagine per la quale FB è rappresentato da un paio di mani che versano del cibo sul piatto dell’ego. E’ riduttivo.
O meglio sempre di ego si tratta, anche nel riaffermare le proprie inemendabili convinzioni. Che poi il più delle volte sono convinzioni altrui. fatte proprie senza un briciolo di critica.

Ma ora che mi fermo un attimo a riflettere… capisco quanto io sia polemico.
Dopotutto è ciò che mi viene sbattuto in faccia tutte le volte che ho qualcosa da dire al di fuori del “mainstream sognante”. Quello dei giorni in cui tutto va bene e tutto è perfetto e bello.
E allora.. anche quello che ho scritto qui sopra… è meglio scriverlo qui, dove nessuno legge se non per puro incidente.
Che tanto non mi servono altre persone per spiegarmi quanto io sia sbagliato.

Perché “La guerra tiepida” ?

Hits: 7

La Guerra Fredda è finita trent’anni fa.
A distanza di parecchi anni, con le promesse disattese di un mondo migliore sotto la sventolante bandiera della Libertà-con-la-mano-sul-cuore, mentre le motivazioni erano sempre più difficili da far digerire a qualcuno che guardasse anche poco più in là del proprio naso.

Col bisogno di sempre più risorse per mandare avanti un carrozzone che perde i pezzi, siamo dovuti ricorrere ancora una volta all’individuazione del “male” in ciò che intralcia il nostro passo. Dopotutto ha già funzionato, perché non dovrebbe farlo di nuovo ?

“Ho visto che scappava da quella parte !” e mentre tutti si girano da quella parte, il vero responsabile scappa dalla parte opposta.

Perché guerra tiepida allora ? Perché la guerra non è mai finita. Quella delle idee, dei contrasti, delle inimicizie tra fratelli persino siamesi, degli incubi che tornano mentre tanti fan finta di niente e si girano dall’altra parte continuando a dormire infastiditi.

E in tutto questo la mia esistenza, oggi come allora, tra spiragli di luce in mezzo alle tenebre, abbagli e miraggi, intuizioni e presunte tali.
In una costante guerra tra la lotta, il lasciarsi andare e il ripensarci.