Alla fine suonò la sveglia.

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Non ricordo l’anno, ma se dovessi ragionarci su, tenuto conto che il primo allargamento avvenne nel 1973, probabilmente stiamo parlando degli anni che vanno dal 1975 al 1977.

Io frequentavo ancora le elementari ma ricordo molto bene i manifesti appesi vicino alle cartine dell’Italia fisica e politica. Però se vuoi inculcare un’idea nella mente di qualcuno, cosa c’è di meglio di fargli interpretare visivamente quell’idea fissandola su di un bel “bristol” ?

Così la maestra ci chiese di rappresentare le bandiere dei paesi europei che allora facevano parte di quel patto che iniziò coi Trattati di Roma. Già bell’e pronte campeggiavano immagini di persone nei costumi tipici di quegli Stati che si impegnavano a vedersi come un sol popolo. Immagini femminili solitamente, un po’ come qui.

Chissà poi perché proprio immagini di donne. Magari per darti l’idea di un’Europa accogliente, mamma con noi bambini.

Ci impegnammo molto nei nostri piccoli lavoretti. Le parole della maestra, i colori delle bandiere, soprattutto quelle mi rimasero così impressi nella mente che quando ero a casa, le riproducevo e le ritagliavo nei fogli di carta disponendole una vicino all’altra. A volte facevo delle gare, come poi avrei fatto insieme ai miei amici con le figurine Panini di calcio.

Ci ho creduto molto. Ma io ho creduto all’immagine che mi vendettero allora: un’Europa di persone amiche che volevano incontrarsi, che volevano vivere in pace come fratelli.

Ero piccolo, lo so, ma avevo ben chiaro anche a 9-10 anni che il nostro passato era stato costellato di conflitti, di alleanze formate e rotte e poi riaggiustate in qualche modo.

Con quei nostri fratelli poco distanti, dietro quel muro, dove doveva aprirsi una porta, una finestra perché ci fidassimo gli uni degli altri.

Ci ho creduto molto.

Poi giunse il mattino e…

Fu un brutto risveglio.

Ci avevano fregato. Eravamo quei bambini ai quali si promette di comprare lo zucchero filato quando vai alla fiera e poi torni a casa a mani vuote con la solita scusa che “eh, te lo compreremo la prossima volta, su..”

Mi son sempre chiesto se i miei ex compagni di classe avessero memoria dei quei giorni di speranza. Se anche loro vivevano come me il sogno di sorrisi intorno a noi, di strette di mano, di bambini dei quali non riesci ad afferrare bene le parole ma capisci che in fondo volete la stessa cosa: giocare insieme.

Persino gli adulti vengono rappresentati quasi come se stessero giocando o comunque svolgendo un’attività ricreativa e divertente.
[magari sono io che non ne sono capace, ma non riesco a trovare sul web ulteriori immagini promozionali riferite alla costituzione e all’allargamento della Comunità Europea]

Qualcosa è andato storto

Qualcuno disse che a pensar male si fa peccato ma spesso si coglie nel segno e sappiamo tutti che i maestri del savoir vivre, ci insegnano che le opportunità devono essere colte al volo.

A voler essere benevoli, forse all’inizio questa Unione doveva essere qualcosa che potesse assomigliare alla proverbiale Arcadia dei classici, una zona che voleva mostrare al mondo che si poteva vivere in pace e in collaborazione senza stare troppo in Occidente d’Oltreoceano, ma senza ricorrere all’esperienza del collettivismo le cui istanze erano allora molto forti nella nostra società.

Certo è che da un iniziale entusiasmo in cui si poteva intravedere un futuro di cooperazione e di reale conoscenza tra le culture (chi non ricorda quella bella trasmissione che fu “Jeux sans frontières” anche se improntata sul piano ludico?) si è via via scivolati verso un economismo sempre più accentuato.

E’ vero, le premesse almeno nominalmente non potevano dare adito ad illusioni, del resto si chiamava Comunità ECONOMICA Europea ma come accade spesso quando vuoi imbonire qualcuno, devi mostrargli il lato con candeline scintillanti.

Solo che poi le candeline si spengono e resta in mano la cruda realtà. Ed è stata una realtà che si è rivolta come un treno direttissimo verso la contrazione di tutto ciò che di buono esisteva nelle nostre vite.

C.E.E. Contabilità Economica Europea

Così al posto delle persone, le uniche felicità divennero quelle di chi in tutto questo ebbe un beneficio economico senza i proverbiali lacciuoli così tanto odiati da una certa dottrina/ideologia economica.

La grande concentrazione, vuoi di merci che di danaro, han conosciuto negli anni un benessere che solo la nostra cecità può vedere in crisi da oltre dieci anni.

Non seguite le persone, non tutte almeno. Perché quelle hanno alterne fortune e solo poche (relativamente poche ma di solito le stesse) restano sempre in piedi.

Seguite il capitale.
E’ con quello che ci troviamo ogni giorno a combattere e non tanto per mantenere un tenore di vita che diventa sempre più assurdo, ma che va a intaccare anche solo i più elementari bisogni di sussistenza che va dalla cura della salute, all’istruzione alla portata di tutti, a servizi che non distruggano il nostro mondo, alla possibilità di nutrirsi con cibo sano e che non sia solo a buon mercato perché trattasi di spazzatura.

Lo vediamo in giorni come questi, in cui si deve decidere come destinare i soldi che tutti gli anni si accumulano nelle banche che fan capo alla UE (Unione Europea) per far fronte all’ulteriore crisi dovuta alla pandemia che sta attraversando ancora il pianeta.

La legge della savana

Tutti contro tutti, in un gioco di alleanze che van bene oggi e domani non più.
Nessuno che si fida di nessuno e forse han ragione dato che l’unica leva che ci spinge è l’interesse particolare.
Un interesse poi che non è mica di un paese, ma di chi in quel paese gestisce il potere politico e della finanza. Perché se andiamo a vedere poi, i bisogno miei di italiano lavoratore medio, non sono diversi dal mio corrispondente tedesco, spagnolo, francese greco o quel che sia.
Tutti noi vorremmo avere una vita tranquilla, dove lavorare, poter avere sulla tavola tutti i giorni ciò che serve, poterci curare quando occorre, poterci divertire nel tempo libero e soddisfare la propria crescita personale.

Ma a quanto pare queste cose vitali sono diventate un lusso che non ci possiamo più permettere.

E allora anziché esigere una vita tranquilla e degna di essere vissuta senza ricorrere all’eroismo anglosassone o al sacrificio cristiano, che in fondo essendo interesse della stragrande maggioranza dovrebbe riuscire anche facile da ottenere, nella nostra estrema capacità di zapparci i piedi, ascoltiamo coloro che ci spiegano che l’altro è nostro nemico, che vuole vivere agiatamente alle nostre spalle, che ci frena nella nostra innata capacità di risolvere qualsiasi problema da “razza eletta” quale siamo per vivere alle nostre spalle come una sanguisuga.

All’inizio erano gli immigrati, poi i nostri vicini europei oltrecortina dopo la caduta del muro, ora i nostri dirimpettai.

Tutti insieme ci circondano e noi circondiamo loro.
Cosa vogliono da noi ?
Vero è che chiunque sogna una vita migliore di quella che ha, ma mai nessuno che si chieda davvero cosa ha creato queste disparità, quei soldi che nessuno ha fatto sparire nel nulla o ha bruciato ma che esistono da qualche parte.

E anche in quel caso si tirano in ballo entità astratte o comunque accessiorie e funzionali come lo sono le banche che non sono che un luogo oramai nemmeno più fisico dato che la moneta sta diventando sempre più elettronica e sempre meno palpabile da poter decidere quanta ne vuoi davvero in tasca.

Ci serve un nemico e rendiamo visibile un fantoccio per nascondere il tizio sopra che muove i fili. Talmente abituati a guardarci la punta delle scarpe… chi ha più voglia di alzare la testa in alto ?

Non ricordo chi mi disse un giorno che negli Stati Uniti non esistono poveri, ma solo miliardari in temporanea difficoltà economica, però è evidente come anche noi ci siamo fatti trascinare in questo spirito di révanche, da vittoria mutilata, da attaccante trattenuto per la maglietta senza voler vedere che quel braccio che ti trattiene non è di chi sta in campo lì con te, ma ti sta guardando correre dalla tribuna d’onore.

E finiamo per diventarne complici noi stessi, sposandone l’ideologia, sennò poi come fa quel signore che si lamentava di tutto,  piagnucolando sulla condizione del lavoro, a decidere infine che se vuoi sopravvivere in questa vita/savana devi essere spietato ?

Le persone credono meglio di sentirsi degli eroi piuttosto che tirar giù i signori dalla tribuna.